martedì 7 ottobre 2014

Più felici di così... si può. E del cibo.

Titolo del post che è titolo di un libro (di Thomas D'Ansembourg).
Vorrei copiarne un paragrafo che questa mattina mi "vibra":
"E' chiaro che non abbiamo una cultura del profondo benessere interiore nella comunione, sia sul piano personale che su quello familiare, professionale o sociale. La struttura di valori della nostra cultura nutre ed è nutrita dalla nostra educazione e dai nostri sistemi educativi. La nostra educazione, nonostante le buone intenzioni che la sottendono, ci ha spesso allontanato da noi stessi, dalla nostra interorità, ci ha privato della nostra apparteneza all'universo. Intendo dire con questo, che siamo entrati in un rapporto basato sul potere e sul tentativo di dominare il mondo naturale, invece di mantenere un rapporto di collaborazione, di cooperazione, di intelligenza intima tra l'uomo e la natura. Rimanendo in questa relazione basata sul potere, ci sentiamo forzatamente separati, divisi, isolati, e quindi non in armonia".

Ecco. Queste parole hanno un profondo significato, che rimanda il mio pensiero all'agricoltura, al dominio dell'uomo sulla donna, dell'adulto sul bambino, del più forte sul più debole. Alla nutrizione.
Oibò sì, penso sempre al cibo, ma mangiare è l'atto più politico che conosca.



Questa mattina mi sono sentita in armonia. Non divisa, in comunione con l'ambiente attorno a me.
Dopo aver lasciato i bambini a scuola sono andata a passeggiare con la cagnolina, in un semplice sentiero che costeggia qualche pascolo, si addentra in un piccolo pezzo boscato ai piedi delle montagne e costeggia un tratto di torrente.
Questa notte ha piovuto e quindi l'aria era umida, carica di odori, brumosa. L'erba e le foglie lucide e brillanti.
Il rumore di fondo delle auto sulla statate dall'altro lato del torrente sembrava come ovattato.
Cammino di buon passo, perchè la mia idea era fare un minimo di moto, cerco un respiro un po' accellerato. E godendomi tutto di quanto stava attorno a me, senza rallentare, non facevo che notare cibo (lo so, penso sempre al cibo).
Una splendida poiana mi accoglie subito allontanadosi con calma al mio passaggio.
Lungo il sentiero compaiono amaranto e ortica.
Il prato umido è rigoglioso e carico di tarassaco, piantaggine, silene.
Incontro noci e noccioli che hanno abbandonato i loro frutti sul terreno.
Poi un nespolo di germania, piantato chissà quanto tempo fa lungo il limitare del campo e oggi orgogliosamente abbandonato e carico di "puciu", come le chiamiamo da queste parti.
Poi all'improvviso, tra i salici e le robinie del giovanissimo boschetto, vedo una bellissima femmina di capriolo: grande, sana. Mi guarda attentamente, le orecchie grandi puntate a recepire ogni mio respiro (o passo di Polly nelle vicinanze), il naso nero e lucido che mi sente a distanza.
La scena è talmente perfetta che mi commuovo, la luce sembra fatata. Sento solo più il cinguettio degli uccelli.
Poi forse un movimento o un rumore lontano e con due agili balzi scompare dalla mia vista. Solo allora mi accorgo di un giovane che la segue, probabilmente il cucciolo ormai cresciuto.
E solo allora mi viene in mente che per qualcuno il pensiero è sparare. Uccidere. Cibo.
Non so se davvero in molti pensano al mangiare mentre decidono che è più bello stroncare una vita piuttosto che godersi la magia del momento.
Sicuramente quel qualcuno non si sente parte del tutto in quel momento. Non c'è armonia in uno sparo.
Quel qualcuno si sente diviso e superiore.
E per mangiare quello stesso posto offre praticamente un pasto completo: insalata, minestra e dolce.
Ricco in sali minerali, vitamine, antiossidanti, fibre, grassi salubri.
Riprendo il cammino con il cuore un po' più pesante, perchè il pensiero dei bracconieri che solo pochi giorni prima hanno ucciso, proprio lì, mi intossica per un po'.
Poi un maestoso airone prende il volo.
Un gruppo di enormi mazze di tamburo follemente spalancate mi saluta nel prato.
E ritrovo la pace.
Almeno per un po'.

Il cibo che scelgo di raccogliere o acquistare, contribuisce al mio bisogno di armonia e condivisione.
Non separa.
Non è una rinuncia, è una liberazione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per questo bel post!
ti leggo sempre davvero volentieri!!!!!!
sono in rinnovamento e spero di potermi trasferire a breve fuori dalla città..col tuo post mi hai trasmesso davvero tante belle sensazioni..in una mattina negli uffici di città.

grazie.
Annika

Marco Munari ha detto...

Grazie per il racconto, mentre leggevo mi sembrava di aver vissuto la stessa scena. Abito ai margini di boschi, campagna, fiume, un ambiente naturale protetto che offre molti incontri per chi li vuole cercare, ma un animale selvatico così grande non mi è ancora capitato. Capisco l'emozione.