La foto, date le mie miserrime doti fotografiche, non rende giustizia. Ma la granola di okara si è rivelata un modo piacevolmente pratico per impiegare l'okara che si ottiene facendo latte di soia e tofu in casa.
Altri ricette con l'okara qui.
La ricetta (ma io ho variato ed in questo caso dare spazio alla propria fantasia/gusti è davvero cosa semplicissima) l'ho presa da qui.
Buone sperimentazione, se tentate, condividete la vostra ricetta!
Io ho semplicemente unito all'okara pari volume di fiocchi d'avena integrale appena fioccati, qualche cucchiaio di malto, un cucchiaio di olio di sesamo, cannella in polvere ed uvetta.
Altri suggerimenti?
Diario di una famiglia che mangia vegetale, di ricette, decrescita e genitorialità naturale
martedì 29 gennaio 2013
Granola di Okara
sabato 26 gennaio 2013
Siamo Ecosistemi :-)
Segnalo un articolo molto interessante, con immagini favolose: qui.
Tanto per dire, così, agli eventuali igienisti/valdovaccaristi et simila in lettura, che sì, il "terreno" fa tantissimo. E' verissimo che se siamo sani (o forse è megli dire che se il nostro ecosistema e le nostre popolazioni batteriche sono sane, varie e vitali, siamo molto più resistenti alle malattie.
Ognuno ha esperienza diretta di questo.
E lo stress anche gioca un ruolo importantissimo!
Però attenzione, attenzione davvero a chi, nel dar contro alla classe medica che talvolta propina antibiotici come fossero caramelle o cura gli organi a pezzetti con farmaci palliativi che sopprimono solo i sintomi, finisce per rifiutare la Scienza tout court.
Gli uomini e donne di scienza sbagliano come tutti. Alcuni hanno interessi personali come tutti. Alcuni mentono come molti. La scuola scientifica occidentale sbaglia nel non insegnare la visione d'insieme, nel formare "tecnici" che non sanno più semplicemente quali sono le regole per la buona salute. Che non vedono più il paziente, ma l'organo.
Ma la scienza è scienza. Virus e batteri esistono. Non sappiamo tutto, ma un po' li conosciamo. Possiamo fotografarli.
Alla stessa stregua conosciamo la forma esatta della molecola della vitamina B12 e possiamo studiare come viene assimilata e dove si trova.
Rinnegare la conoscenza è pericoloso: ciò che si dice diventa dogma, per non dire fede.
E, se cliccate sulle foto potete ingrandirle per leggere, farei notare "cosa" ci aiutano a digerire i nostri piccoli amici e anche quanto cambia la popolazione batterica quando si stravolge la regola di natura: esempio parto naturale versus cesareo.
Lascio immaginare cosa significa non aver fatto mai assaggiare il capezzolo materno o averlo dato dopo disinfettata della puppa con salviettina igienizzante (è triste ammetterlo, ma esistono anche simili amenità). E, naturalmente, pensiamo a quanti bambini conoscono l'antibiotico già nel primo anno di vita...
Tanto per dire, così, agli eventuali igienisti/valdovaccaristi et simila in lettura, che sì, il "terreno" fa tantissimo. E' verissimo che se siamo sani (o forse è megli dire che se il nostro ecosistema e le nostre popolazioni batteriche sono sane, varie e vitali, siamo molto più resistenti alle malattie.
Ognuno ha esperienza diretta di questo.
E lo stress anche gioca un ruolo importantissimo!
Però attenzione, attenzione davvero a chi, nel dar contro alla classe medica che talvolta propina antibiotici come fossero caramelle o cura gli organi a pezzetti con farmaci palliativi che sopprimono solo i sintomi, finisce per rifiutare la Scienza tout court.
Gli uomini e donne di scienza sbagliano come tutti. Alcuni hanno interessi personali come tutti. Alcuni mentono come molti. La scuola scientifica occidentale sbaglia nel non insegnare la visione d'insieme, nel formare "tecnici" che non sanno più semplicemente quali sono le regole per la buona salute. Che non vedono più il paziente, ma l'organo.
Ma la scienza è scienza. Virus e batteri esistono. Non sappiamo tutto, ma un po' li conosciamo. Possiamo fotografarli.
Alla stessa stregua conosciamo la forma esatta della molecola della vitamina B12 e possiamo studiare come viene assimilata e dove si trova.
Rinnegare la conoscenza è pericoloso: ciò che si dice diventa dogma, per non dire fede.
E, se cliccate sulle foto potete ingrandirle per leggere, farei notare "cosa" ci aiutano a digerire i nostri piccoli amici e anche quanto cambia la popolazione batterica quando si stravolge la regola di natura: esempio parto naturale versus cesareo.
Lascio immaginare cosa significa non aver fatto mai assaggiare il capezzolo materno o averlo dato dopo disinfettata della puppa con salviettina igienizzante (è triste ammetterlo, ma esistono anche simili amenità). E, naturalmente, pensiamo a quanti bambini conoscono l'antibiotico già nel primo anno di vita...
venerdì 25 gennaio 2013
Tomino di soia.
Io non mangio solo soia.
E non è obbligatorio mangiare soia per essere vegan.
Però mamma mia quanto è comoda e quanto sono buoni i prodotti della soia di buona qualità!
E per chi se lo sta chiedendo: NO, la soia non è tutta OGM; è sufficiente cercarla italiana e biologica e No, la soia non "femminilizza" i maschi e sempre più studi indicano che come minimo non fa male (anzi diciamo che pare faccia proprio bene!) e ancora NO, non è vero che gli asiatici la mangiano solo fermentata e come condimento quindi pochina pochina.
Sono tutte bufale he imperterrite chissà perchè nella rete rispuntano a intervalli irregolari, ma frequenti come funghi dopo la pioggia.
Per un riassunto ben scritto sulla soia, rimando a questo post.
Tornando a noi, a me diverte molto fare il tofu, con la macchina o a mano.
Fino a qualche tempo fa lo facevo con la pressa, ma fatto in casa il sapore è talmente gradevole, che spesso non abbiamo voglia di aspettare e ci regaliamo semplicemente un tomino fresco :-)
Verso la cagliata nelle formelle per la ricotta, lascio scolare almeno mezz'ora e poi capovolgo nel piatto: un poco di sale alle alghe e, volendo, un filo di olio evo.
Tutto qui.
Ormai perdo tempo a pressare il tofu a lungo, solo se ho in mente di preparare il tofu/feta (ovvero il tofu fermentato, come descritto qui).
La semplicità conquista sempre di più i sapori -e le lavorazioni- nella mia cucina!
E non è obbligatorio mangiare soia per essere vegan.
Però mamma mia quanto è comoda e quanto sono buoni i prodotti della soia di buona qualità!
E per chi se lo sta chiedendo: NO, la soia non è tutta OGM; è sufficiente cercarla italiana e biologica e No, la soia non "femminilizza" i maschi e sempre più studi indicano che come minimo non fa male (anzi diciamo che pare faccia proprio bene!) e ancora NO, non è vero che gli asiatici la mangiano solo fermentata e come condimento quindi pochina pochina.
Sono tutte bufale he imperterrite chissà perchè nella rete rispuntano a intervalli irregolari, ma frequenti come funghi dopo la pioggia.
Per un riassunto ben scritto sulla soia, rimando a questo post.
Tornando a noi, a me diverte molto fare il tofu, con la macchina o a mano.
Fino a qualche tempo fa lo facevo con la pressa, ma fatto in casa il sapore è talmente gradevole, che spesso non abbiamo voglia di aspettare e ci regaliamo semplicemente un tomino fresco :-)
Verso la cagliata nelle formelle per la ricotta, lascio scolare almeno mezz'ora e poi capovolgo nel piatto: un poco di sale alle alghe e, volendo, un filo di olio evo.
Tutto qui.
Ormai perdo tempo a pressare il tofu a lungo, solo se ho in mente di preparare il tofu/feta (ovvero il tofu fermentato, come descritto qui).
La semplicità conquista sempre di più i sapori -e le lavorazioni- nella mia cucina!
sabato 19 gennaio 2013
Kefir di soia e d'acqua
Grazie ad Aurora sono munita di "grani di Kefir.
Mi sono appassionata sempre più a questo nuovo piccolo "allevamento", grazie anche a pagine ben scritte come questa e all'esperienza di Daria; e col ricordo del kefir d'acqua che per qualche tempo ha preparato mia madre. Ricordavo con piacere il sapore fresco e frizzantino e con ammirazione la magia della preparazione (ricordo la bottiglia con i fichi secchi ed il mezzo limone)!
Nonappena sono entrata in possesso della mia prima cucchiaiata di grani sono partita col kefir di latte (di soia).
La preparazione è esattamente la stessa di quella per il kefir di latte vaccino, ma è necessario aggiungere un paio di cucchiai di zucchero per litro di latte, dal momento che il latte di soia è privo di lattosio ;-)
Non essendo il loro ambiente d'origine i grani allevati nella soia crescono molto più lentamente e c'è chi dice sia necessario cambiarli dopo 6 mesi circa.
Io ne sono in possesso da qualche mese e per ora, anche se piano, continuano a crescere, quindi incrocio le dita!
Tanto che ho "trasformato" una parte di grani che era in eccesso rispetto al nostro consumo di "yogurt" in kefr d'acqua e finalmente mi godo nuovamente la bevanda frizzantina che era nei miei ricordi d'infanzia!
Io la faccio con uvetta (al momento) al posto dei fichi secchi.
Non vedo l'ora di avere a disposizione la menta fresca del giardino per aromatizzare la bevanda!
Come tutti i prodotti fermentati il kefir è ricco di proprietà benefiche e nutritive.
Per farla molto breve la popolazione batterica che forma i grani è ricca e variegata. Leggete l'elenco qui, che fa impallidire i 2 batteriucci dello yogurt ;-)
Come appreso grazie al gruppo facebook (lo ammetto: utilissimo per queste cose, anche perchè contiene una lista di "spacciatori" sempre aggiornata), non sciacquo mai grani per il kefir di latte, motivo per cui nella foto non si distinguono bene come quelli immortalati un po' ovunque per il web, ma lavorano bene e il risultato è ottimo!
Un'ultima nota: che questi piccoli chicchi magici tornino ad essere quello che erano una volta, frutto di scambio e di una economia del dono. Il kefir non si compra. Diffidate da chi lo vende (ovviamente diverso è il rimborso delle spese di spedizione nel caso ve lo facciate mandare per posta).
Infinito amore e riconoscenza a quella meraviglia della natura che sono i batteri :-)
Mi sono appassionata sempre più a questo nuovo piccolo "allevamento", grazie anche a pagine ben scritte come questa e all'esperienza di Daria; e col ricordo del kefir d'acqua che per qualche tempo ha preparato mia madre. Ricordavo con piacere il sapore fresco e frizzantino e con ammirazione la magia della preparazione (ricordo la bottiglia con i fichi secchi ed il mezzo limone)!
Nonappena sono entrata in possesso della mia prima cucchiaiata di grani sono partita col kefir di latte (di soia).
La preparazione è esattamente la stessa di quella per il kefir di latte vaccino, ma è necessario aggiungere un paio di cucchiai di zucchero per litro di latte, dal momento che il latte di soia è privo di lattosio ;-)
Non essendo il loro ambiente d'origine i grani allevati nella soia crescono molto più lentamente e c'è chi dice sia necessario cambiarli dopo 6 mesi circa.
Io ne sono in possesso da qualche mese e per ora, anche se piano, continuano a crescere, quindi incrocio le dita!
Tanto che ho "trasformato" una parte di grani che era in eccesso rispetto al nostro consumo di "yogurt" in kefr d'acqua e finalmente mi godo nuovamente la bevanda frizzantina che era nei miei ricordi d'infanzia!
Io la faccio con uvetta (al momento) al posto dei fichi secchi.
Non vedo l'ora di avere a disposizione la menta fresca del giardino per aromatizzare la bevanda!
Come tutti i prodotti fermentati il kefir è ricco di proprietà benefiche e nutritive.
Per farla molto breve la popolazione batterica che forma i grani è ricca e variegata. Leggete l'elenco qui, che fa impallidire i 2 batteriucci dello yogurt ;-)
Come appreso grazie al gruppo facebook (lo ammetto: utilissimo per queste cose, anche perchè contiene una lista di "spacciatori" sempre aggiornata), non sciacquo mai grani per il kefir di latte, motivo per cui nella foto non si distinguono bene come quelli immortalati un po' ovunque per il web, ma lavorano bene e il risultato è ottimo!
Un'ultima nota: che questi piccoli chicchi magici tornino ad essere quello che erano una volta, frutto di scambio e di una economia del dono. Il kefir non si compra. Diffidate da chi lo vende (ovviamente diverso è il rimborso delle spese di spedizione nel caso ve lo facciate mandare per posta).
Infinito amore e riconoscenza a quella meraviglia della natura che sono i batteri :-)
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