lunedì 28 dicembre 2009

Zuppa di daikon e hijiki


Per riprendersi dagli eventuali bagordi delle feste :-D
Una zuppa calda, ricca di ingredienti pieni di nutrienti (come le alghe), ma allo stesso tempo leggera e digestiva. Pare che il daikon abbia la proprietà di aiutare l'eliminazione dei ristagni di grasso. Nulla di più appropriato vero?

Per ogni persona ho calcolato mezza radice di daikon, un pugnetto di alghe hijiki ammollate qualche ora, 4 pezzi di funghi secchi (se vogliamo restare in tema tanto vale cercare gli shiitake) e un cucchiaino di miso, naturalmente non pastorizzato. Ah! Acqua quanto basta, non ho mai misurato l'acqua per le zuppe, ne aggiungo se mi sembra troppo poca...
Ho tagliato a rondelle il daikon e l'ho semplicemente fatto bollire assieme alle alghe fino a quando è diventato morbido (una ventina di minuti se non erro, anche meno). Solo dopo aver spento il fuoco ho preso in una tazza un po' del brodo di cottura per sciogliere bene il miso (non più di un cucchiaino a persona, è molto salato!).
Quando è bel sciolto unisco il tutto.

La versione per i più affamati prevede l'aggiunta, a fine cottura, dei noodles. In un lampo ecco un primo brodoso e saporito! Slurp!

sabato 19 dicembre 2009

Pasta broccoletti e olive


Questa pasta è nata davvero per caso, mano a mano che ho aggiunto gli ingredienti mi sono chiesta se il risultato finale sarebbe stato commestibile o meno!
Il verdetto però è positivo e siccome la combinazione di ingredienti è un po’ insolita, vale la pena segnalarla ;-) La foto non rende, oltretutto avevo usato due tipi diversi di pasta :P
Ingredienti per 4 persone:
-un broccolo (io ho usato un bel broccolo viola del mio orto :D)
-165 ml di latte di cocco
-un cucchiaio di olio extra vergine di oliva
-un cucchiaio abbondante di olive taggiasche (meglio già snocciolate, per i bambini)
-un cucchiaino di zattar
-uno spicchio d’aglio
-sale se necessario
-320 grammi di pasta a scelta
Preparazione:
Mentre si mette a scaldare l’acqua per la pasta (con il coperchio!), in un tegame versare l’olio extra vergine di oliva e mettervi l’aglio (schiacciato se intendete toglierlo a fine cottura, altrimenti a fettine) e far rosolare un minuto. Aggiungere le cimette di broccolo e la parte più tenere del gambo tagliata a dadini. Se necessario aggiungere un mestolo di acqua bollente per aiutare la cottura.
Aggiungere le olive taggiasche, lo zaatar (o semplicemente sesamo tostato in alternativa) ed il latte di cocco. Lascia cuocere a fiamma bassa qualche minuto, fino a che i broccoli siano teneri ed il latte si sia in parte asciugato.
Dopo aver fatto cuocere la pasta il tempo necessario come sempre farla saltare con il sughino :-)

martedì 8 dicembre 2009

Tortine di ceci


In realtà, questa ricetta, è una semplice variazione della farinata...
Ho usato dei fiocchi di ceci, lasciati rinvenire per tempo in acqua e frullati velocemente. Ho aggiunto olio, sale e pepe. In alternativa è possibile naturalmente cuocere normalmente dei ceci dopo debito ammollo e in extremis anche usare i ceci in scatola ;)
L'idea che però mi sembra carina è quella di cuocere in forno le farifrittatine in stampi per crostatine monoporzione.
Schiacciando l'impasto di ceci sul fondo unto della formina, si ottiene una tortina di ceci, che a questo punto può fare da base (per un secondo un po' diverso nell'aspetto) per esempio ad una salsa ai funghi, oppure una crema ai carciofi e così via.

lunedì 16 novembre 2009

Salsa crudista di mango (di Peaceful Warrior)


Faccio veloce: la ricetta e le indicazioni le trovate qui.
Io l'ho assaggiata sui crackers crudisti di semi di lino e porri; poi a pranzo l'ho servita in antipasto su crostini di pane di farro, con un velo di tahin.
Buona! Veloce! Sana! Il pieno di vitamine con una salsa che potrebbe sostituire la pesantissima maionese per l'insalata russo e che è deliziosa per pinzimonio ;)

"Focaccia-frittella" di pasta madre


Ho preso l'idea qui.
Io la pasta madre (oltre a farla morire ad intervalli regolari: spero nell'asilo per riuscire ad occuparmene con costanza) la tengo abbastanza conpatta. Se è troppo liquida non mi trovo bene nel maneggiarla.
Pertanto il mio risultato della ricetta di FrancescaV è decisamente più una focaccia che non una frittella, ma a parte questo ho seguito fedelmente la sua idea.
Non sempre quando si rinfresca la pasta madre si deve fare il pane. Per non buttarne metà ogni volta, è possibile compensare l'acidità con la punta di un cucchiaino di bicarbonato, aggiustare a piacere di sale o spezie, ungere leggermente una padella e versarvi sopra la pastamadre (quando la padella è già ben calda!).
Se la vostra pasta madre è un blob liquido potete usare un coppapasta per dare la forma di frittella. Se al contrario la tenete più compatta come faccio io, è sufficiente stenderla con le mani e poi farla cuocere in padella, un po' come se fosse una pita.
Il difetto di questa ricetta? E' talmente veloce e pratica che si può finire per non fare più il pane!
Per fortuna non è il mio caso, dal momento che la pasta madre la rinfresco con farina bianca, mentre io adoro i pani integrali e di solito li "completo" macinando anche dei legumi...

domenica 1 novembre 2009

World vegan Day!

Oggi è il World vegan Day!
Noi non abbiamo organizzato nulla, anche perchè ho l'erpetologo malaticcio :P
Ma invito tutti a visitare la pagina ufficiale :)

giovedì 22 ottobre 2009

Il riciclo crudo (I parte): poltiglia di mandorle. E Honest Scrap!

Sono stata invitata da Erbaviola e da Spiritovivo a fare l'Honest Scrap: giochetto che impazza tra i blogger in cui dovrei raccontarvi 10 cose di me che forse non sapete. Dovrei anche invitare altri blogger, ma dico subito che non lo farò perchè ormai l'hanno fatto tutti!
Ma interessa? Ora devo scervellarmi per trovare dieci cose da dire...
1)Sono vegetariana da quando ho 14 anni e la virata verso il veganesimo è avvenuta dopo la nascita di mio figlio. Saranno stati gli ormoni, sono diventata ancora più sensibile :D
2)Sono sensibile, ma anche una persona ESTREMAMENTE nervosa! Lo sanno bene i miei genitori ed amici: se mi girano sono insopportabile!
3)Sono negata per la matematica e le materie scientifiche e continuo a chiedermi chi me l'ha fatto fare di iscrivermi a biologia, mettendoci un mezzo secolo a portare a termine una triennale :P
4)Per rispondere al punto 3: i miei sogni infantili me l'hanno fatto fare, quando ancora credevo di poter lavorare facendo l'etologa sul campo...
5)La mia mamma è francese, mentre mio padre romano (anche se i suoi genitori erano rispettivamente calabresi e umbri).
6)Sono atea.
7)Attualmente sono anche disoccupata, ma questo non mi ha ancora condotta alla preghiera!
8)Un metro e ottanta, gambe infinite e seno prosperoso ci crede qualcuno?
9)Ammetto di aver esaurito le idee sul da dire...
10)Sto facendo merenda con buonissimi pistacchi tostati!

Venendo alle cose serie, qui
avevo parlato dei modi in cui sfrutto la poltiglia di mandorle che avanza facendo il latte, in ricette che prevedono cottura.
Fin'ora ne ho sperimentata una sola che invece preveda l'utilizzo unicamente di ingredienti crudi e senza farlo apposta ho fatto qualcosa di molto simile a questa ricetta di Marta.
Tartufini dolci:

In soldoni, ho frullato la poltiglia di mandorle (che lo ripeto, essendo un avanzo della produzione del latte di mandolre, è intrisa d'acqua) con pari volume di poltiglia di datteri e due cucchiai di burro di cocco (per una tazza di mandorle fruttale più una di datteri). Infine, bagnadomi le mani, ho semplicemente fatto delle palline che ho rotolato nel cocco in scaglie.
Bisogna lasciarle in frigorifero per un giorno, in modo che si asciughino leggermente e che i grassi solidifichino, ma sono ottime anche subito, sono solo più morbide!

lunedì 19 ottobre 2009

Alchechengi in cioccolato e cioccolatini al cocco


Gli alchechengi sono bei fruttini arancioni, racchiusi in quella splendida "lanternina" che talvolta viene conservata secca per decoro.
Io li ho seminati due anni fa e per il momento li tengo in vaso, sul balcone. D'inverno la piante secca, ma a primavera dai rizomi nascono i nuovi rami (meglio però che il vaso sia in luogo riparato e ben esposto o se in piena terra che vi sia un po' di paciamatura).
Quest'anno ne ho raccolto qualcuno, forse una ventina, e così ho voluto sperimentare la ricetta più comune della blogosfera: alchechengi ricoperti di cioccolato.
Spiegare la ricetta è veramente un surplus: si girano indietro le lanternine, lasciando attaccato il frutto. Lo si pulisce con un panno umido.
Si fa sciogliere a bagnomaria del cioccolato extra fondente, allungandolo con un cucchiaio di latte o di panna (io ho usato un cucchiaio di soyatoo per mezza tavoletta di cioccolato).
Quando il cioccolato è ben sciolto si "pucia" l'alchechengio, in modo da ricoprirlo ben bene!
Io li ho tenuto qualche secondo in mano e poi li ho messi a raffreddare in una pirofila, in frigorifero.
Avanza sicuramente del cioccolato fuso, perchè, per poterli "puciare" (ma è un termine italiano? No, si dice "intingere", vero?)è necessario che ce ne sia abbastanza.
Io ho pensato di aggiungere due cucchiai di cocco grattuggiato ed ho messo un cucchiaino di cioccolato-coccoso a raffreddare in ogni stampino per biscotti. Nulla di che, ma almeno mi sono fatta dei buonissimi cioccolatini al cocco!
Veniamo agli alchechengi, ieri la prova del nove: sarà davvero così buona la combinazione acidino-alchechengio-acquoso/cioccolato fondente? Ebbene sì.
Per i miei gusti devo proprio dire di sì. L'erpetologo conferma.
Poi è divertente prendere dalle "foglioline" secche il cioccolatino, staccarlo con i denti e gustare la freschezza che squaglia in bocca nonappena si rompe il frutto!
Nota positiva salutista: hanno il doppio della vitamina dei limoni!

giovedì 15 ottobre 2009

La Bicyclette Fleurie

Oh, eccomi tornata tra le persone con quel po' di tempo libero che consente di gironzolare nel web ed aggiornare i post...
A Settembre sono stata qualche giorno in vacanza in Francia. L'occasione era il compleanno di mio padre (70 anni!!!), per il quale il parentame si è ritrovato a due passi da Lione.
Per un paio di giorni, quindi, i miei genitori ci hanno offerto il soggiorno in una deliziosa Chambre d'Hote (più o meno un B&B): La Bicyclette Fleurie.
Le tariffe non sono esattamente da decrescitori, ma facendo il paragone con il costo medio di molti miseri alberghi posso garantirvi che almeno ne vale la pena!
Tanto per cominciare il posto è incantevole, in una vecchia casa in pietra, ristrutturata secondo criteri di risparmio energetico, incorniciata da viti.
C'è un piccolo giardino, dove sono presenti altalene per i bambini, uno splendido forno (fatto secondo l'abitudine della zona: una struttura separata dall'abitazione e coperta) e la possibilità. quando il tempo lo consente, di mangiare all'aperto.
Le camere sono semplici e spaziose.
Il salone comune è un bel locale dove fare colazione quando fa brutto o mettersi in poltrona a leggere la sera.
La piscina: ah la piscina! Copribile, lo scrivo subito, pertanto utilizzabile praticamente tutto l'anno! L'acqua è igienizzata con sale marino, che rilascia naturalmente cloro e quando finisce in bocca sa di mare e non secca nè rovina pelle e mucose come le acque super-clorate delle solite piscine.

C'è anche un idromassaggio, con acqua riscaldata (tutto il riscaldamento è effettuato tramite sistema a condensazione, alimentato a pellet), di notevoli dimensioni! L'acqua dell'idromassaggio è igienizzata con ossigeno attivo e questo consente ai proprietari di poterla utilizzare per irrigare il giardino!

I proprietari sono due persone molto simpatiche, disponibili, gentili, con due bellissime bambine.

Ma veniamo al cibo: senza alcun problema è possibile richiedere menù vegetariani e vegan. Tutti i cibi sono di origine biologica e/o locale: per esempio il succo d'arancia è bio e fatto con arance siciliane poichè più vicine rispetto a quelle della California :)
Gli yogurt sono fatti in casa e sono disponibili anche di soia.
Il pane, le torte, i muffin, ecc. sono fatti in casa e cotti nel fantastico forno a legna.

Per la colazione ci veniva portata crema di mandorle in sostituzione del burro, o di nocciole, pane fatto in casa con sambuco, una vastissima scelta di marmellate sempre fatte in casa.
Ho potuto assaggiare clafoutis fatti con latte di cocco in sostituzione del latte vaccino (buonissimo!) e pizze vegan, di cui alcune con combinazioni di ingredienti davvero insoliti per noi italiani, ma assolutamente da provare (per esempio: cetrioli, panna di soia e germogli!). Humus home made, tapenade di olive e chi più ne ha più ne metta!


Insomma per la prima volta, in Francia, mi sono sentita coccolata e viziata, anche dal punto di vista gastronomico.
Poi, insomma, la filosofia di vita: è bello chiacchierare della scelta di acquistare solo bio e locale (per i vegetariani: tutti i formaggi sono piccole produzioni locali); di risparmio energetico, di natura!
Il tutto a due passi da Cremieu, cittadina medievale considerata tra le 100 più belle di Francia, e vicinissimo alla vivace Lione. Raggiungibili sono anche la città di Grenoble (con la sua Bastille e l'ovovia per arrivarci, attorniata da montagne splendide) e Chambery. In generale la zona è l'ideale per passeggiate nel verde, treccking in montagna e relax a contatto con la natura ;)

venerdì 2 ottobre 2009

Saluto veloce :)



Scusate la latitanza!
Mi collego brevemente, per avvisare gli eventuali interessati che non sono scomparsa, ma sono solo presa dalla stesura della mia tesi di Master.
Le vacanze, per quanto brevi, sono state dietro casa, ma magnifiche.
Ho scoperto un B&B eccezionale, di cui parlerò, forse, quando avrò tempo.
E sopratutto ho nuove ricette!
Ma ora è il tempo che manca, per cui io, il topo e la piccola natrice da lui trovata (e bravo il mio mini erpetologo in erba) mandiamo un etereo saluto!

giovedì 27 agosto 2009

Poltiglia di mandorle: il riciclo cotto

Per gli appassionati di latte di mandorla (o di mandorle in generale, che del resto sono un tocca sana!), appunto velocemente tre idee per "ri- usare" la poltiglia di mandorle che rimane dopo aver fatto il latte.
Queste tre ricette prevedono cottura, ma al rientro dalla mia vacanzina (eh sì, qualche giorno in Francia dai parenti mi spetta) voglio sperimentare idee crudiste per riciclare la stessa poltiglia, quindi si accettano suggerimenti sotto i 40°C!

Polpette di mandorle: alla pappetta di mandorle (100 grammi di mandorle, ammollate, poi frullate in acqua e scolate, ma non strizzate) ho aggiunto spezie, due cucchiai di farina, 2 cucchiai di pangrattato, sale e olio evo. Raggiunta la consistenza per farne delle pallette (con le mani bagnate oppure rotolandole nel pangrattato) ho dato forma alle polpette e le ho fatte cuocere in forno, circa un quarto d'ora a 180°C, il tempo di asciugarle un poco e farle dorare.


Torta dolce di mandorle: alla pappetta ho aggiunto un uguale volume di farina (anche meno), 3 o 4 cucchiai di malto (il dolce è molto soggettivo, quindi regolatevi secondo le vostre papille), 1 bustina di lievito vanigliato per dolci. Mescolato bene ed infornato a 200°C per mezz'ora, comunque controllate la cottura dopo 20 minuti con uno stuzzicadenti. Questa è la versione base, ottima per colazione. Per arricchirla è possibile tagliare la torta in metà e apporvi un bello strato di panna montata nel mezzo, naturalmente vegan. Oppure coprirla di cioccolato. Oppure aggiungere all'impasto una bella banana matura! Non serve aggiungere alcun tipo di grassi visto che le mandorle già lo sono. Piccola nota: il colore "marroncino" è dovuto al fatto che io faccio il latte frullando le mandorle con la loro buccia. Se volete un risultato più chiaro occorre ovviamente pelare le mandorle ;)


Torta salata di mandorle: su una base di pasta sfoglia o frolla, ho semplicemente usato la poltiglia di mandorle come se fosse ricotta. Ho aggiunto un paio di cucchiai di farina perchè si rapprendesse ed asciugasse col calore, poi ho semplicemente arricchito il tutto con un cucchiaio di pesto vegetale e decorato con pomodorini dell'orto. Mio figlio la chiamava "pizza"!
Un avvertimento è da fare: rispetto ad una torta salata con verdure, risulta ovviamente più pesante e quindi è bene non farsene fuori mezza teglia in un colpo solo (come ho fatto io) perchè la digestione dei cibi grassi è sempre un po' lenta e sarebbe buona cosa limitare un piatto del genere ad essere quel che è, un secondo.


A questo punto alcune considerazioni sulle mandorle. Le mandorle sono un alimento eccellente: alcalinizzante, ricco di grassi (sopratutto monoinsaturi e poliinsaturi) e proteine di ottima qualità (come tutta la frutta oleaginosa), ricche di calcio e altri sali minerali. Insomma un alimento da non evitare assolutamente, anzi!

giovedì 20 agosto 2009

Foto varie e bento box



Eccomi.
Fa caldo. Dovrei studiare. Proprio dovrei. Ho rinunciato ad un pomeriggio in piscina per non perdere ore di studio...
Ma prima almeno mi diletto a condividere qualche foto.
Una foto di famiglia, anche se di qualche giorno fa.
Foto varie scattate durante una bella mattinata in montagna, con l'obiettivo dichiarato di incontrare e fotografare la splendida salamandra di lanza in compagnia di Morrigan e del suo Naturalista, oltrechè naturalmente del mio erpetologo.
Per fortuna ne abbiamo viste (e super fotografate) 2, anche se devo aggiungere che al ritorno ne ho viste altre due ben secche e spiaccicate sulla sterrata forestale che conduce al rifugio Jervis...
Per il pranzo al sacco mi sono divertita a pigiare il cibo nella bento box ed ho preparato: orzo decorticato con nori in fiocchi e ceci e borlotti alla curcuma. Naturalmente tutto freddo e tutto talmente semplice che ancora una volta posso evitare di perdere tempo a scrivere la ricetta (comincio a sentirmi inutile)!
E poi frutta!
Aimè, rivedendomi in foto ultimamente mi scopro con le zampe di gallina ed ogni volta mi stupisco, perchè mi sento ancora come una liceale! :P
Comunque il sorriso 36 denti per la salamandra tra le mani la sfacchinata e la sveglia prima del solito giustificano almeno un po' la faccia pesta!
P.S. ho visto questi bellissimi fiori rossi sul muretto di cinta di un orto di montagna: chi sa aiutarmi a scoprire che fiori sono????









lunedì 10 agosto 2009

Pesto portulaca e noci



Ieri siamo andati lungo un fiume a fare due passi e sgambettare in acqua.
Il topo ha raccolto dell'erba per portarla alle mucche viste poco prima lungo la strada ed ha fatto finta di mangiarla. Così gli ho mostrato una pianta che poteva mangiare: la portulaca.
Dal momento che ha incredibilmente gradito la merenda da piccolo raccoglitore, ne ho poi raccolto un bel sacchetto.
Ieri sera ho provato a farne un pesto e ne ho aggiunto un po'di foglie nell'insalata mista.
Per il pesto (buono!) ho frullato assieme noci e portulaca, un pizzico di sale e olio evo.
Ieri l'ho assaggiato su una fetta di pane di segale, ma tra poche ore condisco la pasta ;) La portulaca ha un sapore leggermente acidognolo, si sposa bene con le noci e così si fa il pieno di omega 3!

P.S. pasta condita e magnata :P

venerdì 7 agosto 2009

Quinoa con nori


Va bè, la ricetta non la scrivo neanche. Non serve.
Il sapore però è proprio gradevole (bè, se piacciono le alghe) e oltretutto si risolve quel momento di panico che capita a tutte le mamme, quando a mezzogiorno e mezzo si comincia a urlare "my god! che faccio per pranzo? non ho sughi pronti, non ho tempo per cucinare le verdure perchè devo finire di passare lo straccio, che faccio?".
Più o meno, vi ci ritrovate vero?
Dunque la quinoa è una delizia dal sapore particolare anche al naturale. La cottura è veloce (20 minuti, ma quasi la metà in pentola a pressione). E' ricca di minerali, proteine ecc. Che volete di più? Basta darle un po' di sapore con un poco di lievito alimentare in scaglie, olio extra vergine di oliva e nori verdi in polvere.
Bon appetit!

domenica 26 luglio 2009

Caprese a modo mio: pickled tofu!



Con la bella stagione (o meglio col caldo soffocante) e con le piante di pomodori ciliegini sul balcone che straripano palline rosse in lungo e in largo (è la prova, ragazzi, sul balcone se po' fà!), niente di meglio di una bella insalata "caprese"!
Un letto di insalata,io ho usato la canasta (nella foto si vede poco perchè ho scattato prima di mescolare), tanti bei pomodorini tagliati a metà, qualche gheriglio spezzettato (consiglio spassionato: acquistate le noci intere col guscio, che oltre a costare meno sono quelle che si conservano meglio e dal momento che offrono una buona dose di amati acidi grassi omega 3 che irrancidiscono molto facilmente...) e infine pickled tofu!

Dove trovarlo? Non lo so, in Italia non credo si trovi, salvo forse negli asian market. Ma si può fare!!!
E chi fa da sè, fa per tre ;)
Si può partire da un tofu semplice acquistato o ancora meglio farsi da sè il tofu stesso.
Io ho fatto una sottile forma di tofu, usando 100 grammi di fagioli di soia ammollati a lungo e poi la macchina per fare i letti vegetali. Dopo aver lasciato riposare il latte appena fatto per qualche minuto (durante i quali lavo al volo il filtro della macchina), aggiungo un paio di cucchiaini di solfato di calcio, mescolo bene ed attendo la cagliata. Quando il siero è ben trasparente, verso il tutto nella mia pressa , naturalmente con un panno pulito a fare da filtro, e poggio un peso sopra per almeno mezz'ora.

Una volta ottenuto il vostro tofu (più o meno asciutto a seconda dei gusti, è possibile farlo "asciugare" o seccare più a lungo: a me ispira l'idea di farlo seccare qualche giorno nel fieno) è sufficiente tagliarlo a cubetti, metterli un po' pigiati in un barattolo di vetro e poi coprirli con una salamoia.
Personalmente ho fatto una salamoia con un poco di sale (non iodato, mi raccomando!), un cucchiaino di miso non pastorizzato (ricco di fermenti vivi) ed un cucchiaino di succo di limone (l'acidità inibisce la proliferazione di batteri poco desiderabili). Bisogna coprire bene il tofu, se tende a venire a galla usate un piccolo peso per tenerlo sommerso.
A questo punto l'ho lasciato fermentare per 5 giorni. Il tempo di fermentazione dipende dalla temperatura esterna e dai vostri gusti, più a lungo fermenta e più il sapore diventa deciso (come i formaggi, nè).
L'odore sembra più forte di quel che in realtà è il sapore finale del tofu.
A fermentazione ultimata, per interrompere l'ulteriore lavorìo dei piccoli amici batteri, ho scolato il tofu e l'ho messo sott'olio e in frigorifero.

Sto stra scrivendo, lo so, ma il risultato è stata una piacevolissima sorpresa: il mio compagno ha sgranato gli occhi entusiasta perchè ricorda molto la feta (più morbido, quello che ho fatto io, ma questo dipende da quanto è asciutto il tofu di partenza). Per la prossima volta ho intenzione di aumentare i tempi di fermentazione per ottenere un sapore ancora più deciso ;)

Veniamo ai valori nutrizionali: perchè fermentare? fermentare è un'azione vecchia come il mondo (anzi, forse tra le prima avvenute al mondo e sicuramente da sempre usata dalla specie umana), che offre immensi vantaggi: aumenta la conservabilità dell'alimento, ne aumenta la digeribilità (amidi o proteine sono almeno in parte scissi in molecole più piccole), aumenta il contenuto vitaminico (molti batteri sono eccellenti "produttori" di vitamine) ed aumenta anche la biodisponibilità dei minerali (poichè la fermentazione elimina almeno in parte sostanze antinutrive e chelanti che si trovano nei legumi e nei cereali integrali).
Naturalmente a meno di inviare un campione del vostro tofu per analisi chimiche non ci è dato sapere quanto abbia fermentato, quanto tutti questi incredibili miglioramenti siano avvenuti, ma migliore rispetto al prodotto di partenza lo è di sicuro.
Una discussione interessante, e con svariati link, sull'argomento, è avvenuta qui

lunedì 6 luglio 2009

Zuppa di fagioli napoletani


Dopo aver fatto legumi in ogni salsa, si torna all'ovile: la zuppa di fagioli!
Affinchè piaccia anche al topo i fagioli devono essere ben cotti, quasi che si "sciolgono in bocca", per cui lascio cuocere anche 45 minuti in pentola a pressione.
Il soffritto lo preparo con la cipolla ed aggiungo sempre un poco di cumino, semi di finocchio ed un pizzico di asafetida e una foglia di alloro (ho finito, lo giuro!).
Quanta acqua mettere dipende da quanto brodo volete che rimanga a fine cottura.
Importante non salare mai l'acqua di cottura, perchè rende più dura la buccia. Salo solo a fine cottura (oppure sciolgo un poco di miso in un po' di brodo e poi rimescolo tutto assieme, quando la temperatura non è più bollente).
La cosa più importante è l'ammollo dei fagioli: i legumi secchi -ed anche i cereali integrali per la verità- dovrebbero sempre stare in ammollo per almeno 12 ore, meglio di più, in modo da attivare la germinazione, favorire il passaggio di antinutrienti all'acqua che verrà scolata via ed attivare la fitasi che eliminerà, se le si lascia abbastanza tempo, buona parte dei fitati.
Come tutte le zuppe, è ancora più buona riscaldata il giorno successivo! :)

mercoledì 1 luglio 2009

Idli & chutney di cocco


Non ho ancora postato una foto degli idli!
Io ormai sono una drogata di idli e dosa ed ho scoperto che la fermentazione che contraddistingue queste ricette indiane è un processo eccezionale: con l'ammollo prima (che attiva la germinazione, se abbastanza lungo) e la fermentazione di almeno una notte poi (la pastella deve gonfiare) i fitati vengono quasi del tutto eliminati, le vitamine, come sempre quando si consente l'avvio della germinazione, aumentano ed i minerali diventano maggiormente biodisponibili (in parte proprio grazie all'eliminazione dell'acido fitico, un chelante di ioni divalenti come ferro, zinco, ecc.).

La ricetta degli idli prevede, come i dosa, l'ammollo di riso e un legume (forse per quelli nella foto avevo usato fagioli napoletani); in teoria, il top sarebbe trovare quelli spezzati e decorticati. Ma se non avete paura delle fibre qualunque legume intero va bene!
Io ho usati legumi interi e riso integrale, per cui il colore non è nemmeno lontanamente bianco come le foto in rete...
Una volta terminata la fase di ammollo si sciacqua bene i semi e li si mette in un frullatore. Si frulla bene aiutandosi con un cucchiaio per spingere giù il composto dalle pareti prima, ed aggiungendo acqua gradualmente poi, fino ad ottenere una pastella molto densa ed omogenea (nei limiti della potenza del proprio elettrodomestico).
A questo punto si versa il composto in una ciotola possibilmente di metallo o acciaio, comunque non in plastica, e si lascia fermentare il tutto, coperto da un canovaccio, per 12-48 ore, a seconda della temperatura ambiente. L'ideale è mettere il tutto nel forno spento, così non ci sono correnti d'aria o sbalzi di temperatura...
Quando la pastella è fermentata a dovere, se la spalmate su piastra ben calda, ottenete gli ormai famosi dosa; se invece siete in possesso di un idli stand , versate un cucchiaio di pastella in ogni formina. Ponete il tutto in pentola capiente con fondo d'acqua. Coprite e fate cuocere a vapore a fiamma viva per 15 minuti.
Buoni e sopratutto, ancora una volta, un modo diverso per proporre i legumi ;)

Io li ho accompagnati con un chutney di cocco:
1 tazza di cocco grattuggiato
2 piccoli peperoncini triturati
1 cucchiaino di zenzero grattugiato
1 cucchiaio di ceci spezzati arrostiti (io ho usato un cucchiaio di farina di ceci leggermente tostata)

Mezzo cucchiaino di semi di mostarda
2 o 3 foglie di curry (curry in polvere per coloro che non trovano le foglie :D)
1 cucchiaio di olio

Si frulla tutto nel frullatore (eccetto gli ultimi 3 ingredienti) aggiungendo acqua fino ad ottenere una pasta fine.
In una padella scaldare l'olio, aggiungere i semi di mostarda ed il curry ed attendere che i semi scoppiettino. Versare l'olio sul composto e mischiare bene.
Refrigerare ed usare al bisogno.
(ricetta del chutney tratta da: "Idlis & Dosas" di Tarla Dalal)

sabato 27 giugno 2009

La scuola...

In questi giorni sono un po' arrabbiata perchè ho scoperto che con la laurea (triennale) non è possibile accedere alle graduatorie per le supplenze, nonostante tutte le "materie d'insegnamento" siano seguite durante il primo biennio (penso, nel mio caso, a matematica, ficica, chimica ecc.) e non certo durante la laurea specialistica. Quest'ultima è poi ufficialmente chiamata laurea magistrale, poichè la laurea e basta è la triennale.
Questa definizione non è evidentemente nota al ministero della pubblica istruzione (non chiedetemi di scriverlo maiuscolo) che, quando elenca i titoli abilitanti, si riferisce esclusivamente ad un generico "laurea".
Tramite forum e commenti in internet scopro invece che la triennale non è sufficiente. Perdo così un po' di tempo a cercare una conferma ufficiale. Alla fine, dopo vario peregrinare tra decreti incomprensibili (ed il sito della pubblica istruzione non ha la funzione cerca), trovo il decreto con paragrafino che effettivamente dice che nessuna laurea triennale permette di insegnare. Paragrafo dopo indica la Laurea come condizione necessaria.
Qualcuno dovrebbe spiegare loro che la laurea è questa.

Tutto ciò per dire che non ero dell'umore migliore quando ho preso la busta con la domanda per supplenze del mio compagno ed ho deciso di portarla a mano al liceo destinatario (la domanda può essere spedita o consegnata a mano ed il mio compagno me l'aveva quindi imbustata, lasciandomi la scelta).
Arrivata al liceo scopro, beata ingenua che sono, che non c'è un'apposita buca o cassetta, ma che si fa la coda e le persone entrano una alla volta in segreteria. Con mio grande stupore qualcuno ci rimane anche parecchio e non posso fare a meno di chiedermi per quale motivo si perda tanto tempo.
Dopo una ventina di minuti tocca a me e una volta entrata il dialogo è stato questo (metto tra parentesi ciò che avrei voluto rispondere, ma che ovviamente ho taciuto):

Io: salve, devo solo consegnare la domanda per una persona...
Segretaria, con sguardo stupito: ma la domanda sta tutta dentro quella busta?
Io, dopo aver guardato la busta, incredula: sì... (non ha mai piegato un plico di fogli per farlo entrare in una busta? Eppure lavora in una segreteria....).
Segretaria, dopo aver preso la busta e averla soppesata: posso aprirla? Perchè di solito la gente ci consegna direttamente i fogli.
Io: certo, io devo solo consegnarla, aperta o chiusa è uguale (ma quando le ricevono per posta come fanno???).
Segretaria, la apre e comincia a guardare i fogli: ha firmato tutto, qui non ha scritto nulla... Qui così... E' sicura che la persona che l'ha compilata aveva letto bene le istruzioni?
Io: credo di sì (che domanda è? No! Le ha lette male, ma si diverte lo stesso a compilare domande a caso).
Segretaria, continuando a guardare i fogli: non so se va bene...
Io: perchè? C'è qualche errore?
Segretaria: Non lo so, io non so come si compilano queste domande; di solito le prende un collega.
Io: ah bè allora speriamo che l'abbia compilata bene (ma brutta testa di c. se non sai nemmeno come si compila la domanda perchè mi fai perdere tempo a guardarla e mi fai tutte ste domande? E poi io con la triennale posso solo fare il concorso per fare la bidella...).
Segretaria: Va bè và, la accettiamo così. Speriamo che vada bene.
Io: speriamo, arrivederci (ma così come? coi fogli piegati perchè il mio compagno aveva fatto tutto da solo e l'aveva imbustata?).

giovedì 11 giugno 2009

Polpettine di borlotti


Per la serie: nascondere i legumi ai bambini o semplicemente cambiarli un po’ per noi adulti ;)
Non provate a chiedermi le dosi degli ingredienti: lo so, mi faccio pena da sola per questa perenne mancanza! Ma il mio blog non è nulla più di un piccolo diario di esperienze personali, quindi lancio l’idea e lascio a voi l’arduo compito di metterla in pratica!
In ogni caso, come sempre, si tratta di una ricetta molto semplice.
Ho usato fagioli borlotti già cotti e scolati (a dirla tutta ho usato proprio quelli in latta, che per queste ricette è pratico tenere in dispensa); li ho messi nel frullatore assieme ad una decina di pomodori secchi, un cucchiaio di olio extra vergine di oliva, pepe. Non ho aggiunto sale perché i fagioli in scatola sono già ampiamente salati! Infine ho aggiunto un poco di pangrattato, a pioggia, fino ad ottenere un impasto più solido.
Ho poi fatto le palline, rotolandoli tra le mani unte, le ho passate nel pangrattato e in forno (o padella) per 15 minuti circa, fino a doratura.
Il risultato è molto saporito (amo sempre la combinazione fagioli e pomodori secchi) e consente di presentare i legumi in modo fantasioso. Con un contorno di verdure, con un’insalata o con una salsina a scelta...

venerdì 29 maggio 2009

"Spinacine" di amaranto



L’amaranto è un seme eccezionale, anzi di più: non è un cereale quindi è senza glutine (appartiene alla famiglia delle Chenopodiacee
come quinoa e spinaci), è ricchissimo di calcio, ferro e vitamine (100 grammi contengono più calcio dello stesso peso di latte vaccino!), ha un profilo amminoacidico ottimo rispetto ai classici cereali ed un elevato contenuto proteico (il 15%, niente male!) altamente assimilabile.
Il difetto sono le dimensioni: si tratta di un chicco veramente piccolissimo, molto duro, che richiede lunga cottura (perlomeno rispetto alle dimensioni: 20 minuti in pentola a pressione). Le dimensioni microscopiche e la “collosità” del prodotto cotto lo rendo talvolta difficile da usare in cucina.
Propongo un modo veloce per presentarlo, sopratutto ai bambini, talvolta poco attratti dalla sua consistenza.
Ho usato dell’amaranto ben cotto, mettendolo nel frullatore assieme ad un poco di spinaci freschi (per le dosi, veramente ad occhio! Chiedo venia, ma non ce la farei a pesare le foglie di spinaci!), olio, sale e una punta di curcuma, lievito alimentare in scaglie e germe di grano, infine un poco di pangrattato (per rendere più asciutto l’impasto). Ho frullato il tutto per macinare un poco i semini, dal momento che spesso i bambini piccoli hanno difficoltà a digerirli interi e si ritrovano nel pannolino!
Una volta ottenuta la consistenza desiderata, ungendo o bagnandosi le mani, ho formato dei “dischetti”, li ho passati nel pangrattato e li ho cotti in padella antiaderente con pochissimo olio. E’ possibile prepararli in anticipo e scaldarli al bisogno.
Per migliorare la consistenza avrei voluto aggiungere una patata bollita schiacciata, ma ero sprovvista ed ho fatto senza; è stato un po’ più difficile lavorare l’impasto, poiché, fino a quando non è ben cotto, rischia di rompersi, ma ultimata la cottura la consistenza era comunque perfetta.
Queste spinacine sono venute buone, sono facili da fare e da “accompagnare” ed ogni modo diverso per proporre l’amaranto merita un post!

sabato 23 maggio 2009

Semifreddo alla carruba (crudo)


Gnam gnam gnam!
Il primo dolce crudista della mia vita è stato un successo! E la cosa più bella è che non ce nulla di più facile! Nessuno può sbagliare la lievitazione ;)
Rimando, per i riferimenti bibliografici (vedi libro di Sara) al post precedente!
Non so dare indicazioni precise sulle dosi, ma credo sia veramente difficile “sbagliare”: ho messo a mollo un pugno di anacardi, un pugno di noci del brasile ed ho aggiunto semi di girasole. Dopo un paio d’ore ho scolato bene i semi ammorbiditi e li ho messi nel frullatore con un cucchiaio di farina di carruba ed uno di sciroppo d’acero. Ho frullato il tutto spingendo giù con una spatola quando si incollava alle pareti e, per frullarlo meglio, ho aggiunto un poco di latte di mandorle home made.
Ottenuto un composto più o meno omogeneo, ma con ancora “pezzetti” visibili, l’ho spalmato per bene sul fondo di una teglia (coperta con carta da forno bagnata e strizzata).
A questo punto ho ficcato la teglia nel freezer. Il giorno successivo ho frullato 2 banane ben mature con un cucchiaio di farina di carruba. Scoperta! Illuminazione! Estasi!
Volevo usare avocado al posto delle banane, copiando una ricetta di Robo, ma caso vuole che i negozi dalle mie parti ne fossero tutti sprovvisti, convincendomi a ripiegare sulle banane anziché attendere il giorno successivo. La banana frullata con carruba è una delizia! Credo che la rifarò spesso e volentieri per farne un semplice, ma magnifico dolce al cucchiaio! Mi sono leccata i baffi (e tutto il frullatore, tranne le lame)!
Tornando al mio semifreddo: ho cosparso la base congelata con la crema di banane ed ho rimesso il tutto in freezer un’oretta, il tempo di preparare cena e mangiare.
Questo dessert è ottimo!
La cosa più bella è che si può riporlo in freezer e quindi si conserva parecchio (anche se viene voglia di mangiarlo tutto subito). Affinché la crema non sia troppo congelata e quindi difficile da mangiare, è sufficiente tirare fuori la fetta dal freezer qualche minuti prima, oppure metterla in frigorifero prima di iniziare il pasto.

giovedì 7 maggio 2009

Antipastino crudista


Non sapevo che nome dare a questa sfizioseria, naturalmente nata grazie al libro "Solo crudo" di MissVanilla.
Ho fatto un misto tra la ricetta dei crackers alla pizzaiola e quella per la pizza, insomma, come al solito ho improvvisato...
Ho messo a mollo per una notte una tazza di semi di lino con mezza tazza di semi di sesamo (in una tazza di acqua mi pare), ed al mattino ho messo il tutto nel frullatore, assieme ad una manciata di pomodori secchi, ed una zucchina chiara. Ho aggiunto gradualmente un poco di acqua per frullare bene il tutto.
Raggiunta la consistenza di una pappa densa e collosa (grazie ai magici semi di lino!), ho steso l'impiastro sulla teglia per pizza coperta da carta da forno. L'idea originale infatti era proprio quella di fare la base per una pizza crudista .
In realtà ho steso l'impasto un po' troppo sottile e quindi non sono riuscita a raggiungere la consistenza voluta, comunque...
Tornando a noi, ho infilato la teglia nell'essicatore e l'ho lasciato acceso tutto il giorno fino a sera tarda; poi ho spento l'essicatore, ma vi ho lasciato dentro la teglia fino all'indomani.
Con la rotella da pizza ho tagliato la mia pizzona in rettangolini.
Ho frullato una tazza di semi di girasole (dopo averli messi a mollo un'oretta) con sale, pepe e origano.
Infine ho decorato le mie "pizzette" con foglioline di insalata e le ho guarnite con la crema di girasole. Volevo metterci anche qualche pomodorino fresco, ma ero senza :-P
Uno sproloquio infinito per arrivare qui: buone! Nonostante il fatto che non so cosa fossero erano buone :D

venerdì 1 maggio 2009

Pane alle mandorle


Faccio spesso il latte di mandorle e così mi ritrovo un sacco di poltiglia di mandorle. I modi per "smaltirla" sono molti: polpettine crudiste, creme, talvolta semplicemente ne aggiungo qualche cucchiaio a fine cottura nei contorni di verdura (rendono cremoso e saziante un semplice piatto di verdure stufate). Ogni tanto, dopo aver rinfrescato la pasta madre, ne approfitto e butto la poltiglia di mandorle (ottenuta dalla frullatura di 100 grammi di mandorle in acqua) assieme alla farina. Non cambio le proporzioni tra farina (qualunque essa sia)e pasta madre: 1:3 di solito, quindi 200 g di pasta madre, 600 g di farina (nella foto ho usato semola di grano appena macinata: grazie ancora Annalisa!!!) e 100 g di qualcos'altro. Infatti non riesco mai a fare pane semplice, ci aggiungo sempre semi o poltiglia di frutta secca avanzata dalla produzione di latte vegetale: in questo momento sta lievitando un pane con farina di lenticchie (???? prima volta che mi viene in mente!).
Il pane con la poltiglia di mandorle è molto buono, leggermente più compatto di un pane di sola farina, ma perfettamente lievitato, soprattutto perchè spesso aggiungo alle mandorle fichi secchi, che quindi sono in poltiglia con le mandorle, apportando zuccheri semplici che piacciono ai miei amici batteri!
Siccome uso spesso il pane per la colazione, metto a lievitare l'impasto nello stampo da plum cake e lo lascio al tiepidino nel forno (spento) con la lampadina accesa. Dopo tre o quattro ore accendo il forno, in modo che l'aumento di temperatura favorisca un'ultima lievitata e faccio cuocere a 200°C per 60 minuti circa.
Da un punto di vista nutrizionale, questo pane risulta arricchito in fibre, proteine, sali minerali e sicuramente l'indice glicemico sarà inferiore.
La forma a plum cake lo rende perfetto per farne fette da tostare, ottime anche dopo qualche giorno, quando il pane comincia a perdere fragranza!

giovedì 16 aprile 2009

Pasta integrale fatta in casa



Grazie al grano duro regalatomi da Annalisa ho voluto provare a fare la pasta fatta in casa con il grano duro integrale.
Il sapore era ottimo, ma la consistenza imperfetta, per colpa mia: ho deciso di fare la pasta una domenica mattina, sul tardi, quindi ho fatto tutto di corsa ed ho macinato il grano una sola volta. Fin'ora l'ho sempre macinato una volta sola, per fare il pane per esempio, ma è vero che i granuli rimangono abbastanza grossi. Mi sono così ricordata che spesso sulle confezioni di semola c'è scritto "semola rimacinata" di grano duro. Per ottenre una semola più fine, adatta alla pasta, ritenterò passando una seconda volta nel mulino, regolandolo fine, la semola più grossolana ottenuta con la prima macinatura.
Poi, giusto per completare l'esperimento, ho provato a dare forma alla pasta con un sev-maker (questo), creando degli spaghettoni! L'attrezzo mi piace molto, ma la prossima volta cercherò di ottenre una farina più fine e, con un impasto più compatto, userò lo stampo per spaghettini piccoli...
Tutto questo sproloquio per dire che, nonostante l'esperimento sia totalmente da perfezionare, sopratutto dal punto di vista estetico, il sapore era buonissimo e la soddisfazione nell'essermi imbrattata di farina appiccicosa dalla testa ai piedi, enorme!
Il topo ha mangiato la pasta con gusto nonostante l'insolita consistenza e pure Cumino, il gatto, non ha disdegnato (ma lui è un caso a parte, perchè adora le verdure, il seitan, il tofu, tutto: a breve un video in cui mi ruba e mangia il cavolo)!


P.S. nelle foto dietro al topo si vedono i miei due amati "elettrodomestici": l'essicatore home made ed il mulino/fioccatrice, my love, a breve un post interamente dedicato...

sabato 11 aprile 2009

Radicchio fermentato


La ricetta l'ho presa come al solito qui
E' delizioso! per conservarlo io poi l'ho infilato schiacciando in un barattolo in vetro e coperto d'olio extravergine di oliva spremuto a freddo.
Una goduria: nella foto l'ho usato come antipasto su crostini di pane di farro con pasta madre (non crudista, ovviamente); ma naturalmente è buono da solo o per fare un ripieno ad altre verdure crude.

domenica 5 aprile 2009

Insalata coi fiori


Il piatto più semplice e veloce esistente sulla faccia della terra (dopo il frutto che si mangia così com’è), la leggera insalatina verde o verdolina o rossastra a seconda delle varietà.
Vogliosa di primavera e di colori, in questo periodo mi piace decorare con i fiori: margheritine di campo e violette, che sono quelli in piena fioritura in questo periodo ed abbondanti nel mio giardino. Naturalmente non dimentico mai di aggiungere qualche nocciola (o noce) per arricchire il piatto!
Il sapore delle capocchie di margheritina è una sorpresa e la consistenza molto piacevole!

venerdì 27 marzo 2009

Grano alle Primule ed Ecoistituto Alto Polesine


Una persona speciale mi ha regalato del grano duro in chicchi. Chiunque di voi abbia un mulino ed abbia cercato il grano duro sa quanto sia introvabile! La mia gioia e la mia riconoscenza di fronte a questo dono sono dunque incommensurabili!
Ho deciso di sfruttare il potenziale di questi meravigliosi chicchi (dopo ammollo di più di 12 ore), in una ricetta presa dal blog Cucina-vegetariana, esattamente qui (io ho sostituito il riso con il grano).
Le primule sono per fortuna molto, ma molto abbondanti nel mio giardino e tagliarne i fiori e qualche foglia, avendo cura di non rovinare le piantine, non arreca alcun danno.
La ricetta è deliziosa, le primule regalano al piatto un profumo delicato, buonissimo!

Veniamo alla persona speciale, Annalisa, splendida mamma e co-fondatrice dell'Ecoistituto alto Polesine, di cui copio parte dello Statuto, di modo che ognuno di voi possa scoprire di cosa si tratta! E' una iniziativa molto bella, spero che presto possano aprire una pagina internet aperta a tutti per diffonderla! Se desiderate maggiori informazioni potete contattarla direttamente: annalisa.malerba@libero.it

Statuto dell'Associazione “Ecoistituto Alto Polesine”

Art.1 - Denominazione, sede e durata
E' costituita ai sensi della legge 383/00 l'associazione di promozione sociale “Ecoisitituto Alto Polesine” con sede nel comune di Trecenta ( Ro ), via Bassa Berguarina, 956.
(CF 91009360297)
La sua durata è illimitata.

Art.2 - Scopo
L’associazione, senza finalità di lucro, persegue finalità ricreative, educative, culturali, scientifiche, assistenziali e terapeutiche nei seguenti ambiti:
 Agricoltura Sociale: il contesto agricolo come luogo privilegiato per un'interazione positiva uomo/ambiente. In particolare accoglienza, formazione, integrazione e reinserimento sociale e lavorativo di categorie svantaggiate, attività terapeutiche e riabilitative, educazione dei bambini dei ragazzi e degli adulti, ricerca di nuove forme di welfare territoriale che valorizzino le specificità e le risorse produttive, ambientali, culturali e sociali delle aree rurali.
 Agricoltura Sostenibile: studio, ricerca, sperimentazione, divulgazione e promozione di pratiche agricole rispettose dell'ambiente e delle persone, nella direzione di una agricoltura in equilibrio ecologico coll'ambiente, ripristino e tutela dell'ecosistema rurale, promozione e divulgazione di stili di vita e consumo a basso impatto.
 Tecnologie Appropriate: studio, ricerca, sperimentazione, divulgazione e promozione di tecnologie economiche e praticamente accessibili ad ognuno, adatte ad essere applicate su piccola scala, soprattutto a livello locale, compatibili con il bisogno di creatività dell’uomo, ecologicamente e socialmente sostenibili.
 Vita Comunitaria e Democrazia Partecipata: studio, ricerca, sperimentazione divulgazione e promozione di forme di organizzazione sociale che favoriscano la partecipazione attiva e responsabile alla vita della comunità locale e a quella sociale in generale, lo spirito di condivisione e promuovano i valori di libertà individuale, solidarietà e sussidiarietà nello spirito di accoglienza e di valorizzazione delle diversità tra le persone.

Art.3 - Attività

In particolare l’Associazione si propone di organizzare e attuare:
 occasioni di formazione e divulgazione (seminari, giornate di studio, conferenze, produzione di materiale divulgativo, etc.);
 attività di ricerca, studio e sperimentazione sia teorica che pratica;
 convenzioni di collaborazione e scambio con altri enti (istituzioni pubbliche, aziende, associazioni, etc.);
 riqualificazione e valorizzazione della sede sociale (biblioteca, laboratori, spazi di convivialità, ospitalità, e ricreazione, fattoria didattica, etc);
 attività terapeutiche, assistenziali e riabilitative nei confronti di soggetti deboli o svantaggiati, con particolare riferimento alle realtà locali;
 pratiche di recupero e salvaguardia dell’ambiente rurale e della biodiversità;
 attività culturali, artistiche e ricreative;
 produzione di beni e servizi inerenti e compatibili con le finalità statutarie e la natura di associazione di promozione sociale.

e qualsiasi altra attività idonea al conseguimento delle finalità istituzionali del sodalizio.

giovedì 19 marzo 2009

Pesto crudo di cavolo nero (di Susi)


L’ idea di fare un pesto, crudo, con il cavolo nero, l’ho presa qui .
E’ un ottimo modo per proporre questa deliziosa verdura, cruda, anche ai bambini! L’ho già usato per condire semplicemente la pasta, ottima guarnizione per dei crostini come antipasto, buonissimo ripieno per sedano verde o altre crudité, eccellente con il boulgour (grano germogliato spezzato, nella foto il topo che apprezza)!

lunedì 16 marzo 2009

Insalata di verza alla senape


Una delle mie verdure preferite (lo so, lo dico di quasi tutte!) è la verza.
Quindi non potevo certo farmela mancare in versione cruda, tra l’altro uno dei modi migliori per godere anche delle innumerevoli proprietà di questo ortaggio. Ricco di vitamine, sali minerali, protettivo, come tutti i cavoli, delle mucose, ecc.
La consistenza croccante inoltre rende il piatto estremamente saziante rispetto ad altre insalate.
La cosa importante è tagliarla abbastanza fine (secondo le vostre capacità mandibolari). Per condire la verza cruda io adoro la mostarda di Digione, quella con i grani interi. Tecnicamente quella acquistata non è cruda (dal momento che immagino i vasetti siano sottoposti a pastorizzazione o sterilizzazione), ma è possibile realizzare una mostarda fatta in casa frullando i grani di senape, aceto di mele non pastorizzato, olio evo, sale. Il sapore della senape si sposa alla perfezione con il cavolo-verza!

venerdì 13 marzo 2009

Pop corn di amaranto


L’amaranto è un delizioso semino (molto simile alla quinoa, ma ancora più piccolo) dalle eccellenti proprietà nutrizionali (da wikipedia): "Ricco di proteine, fino al 16%, con elevato valore biologico contenendo, rispetto ai cereali, il doppio di lisina, amminoacido essenziale di cui sono carenti quasi tutti i cereali. Ha un elevato contenuto dicalcio, di fosforo, di magnesio e di ferro. Grazie inoltre all'elevato contenuto di fibre, ha un effetto positivo sulla digestione e sul ricambio. Essendo privo di glutine è indicato per l'alimentazione di chi è affetto da morbo celiaco, o ha problemi intestinali, ma anche ai bambini nel periodo dello svezzamento".
Deve cuocere per 20 minuti in pentola a pressione ed essendo veramente molto piccolo si presenta alla fine con una consistenza simile alla polenta.
Come averne in fretta e pronto per vari usi? Basta farlo in pop corn!
Bisogna riscaldare ben bene una padella antiaderente. Quando sarà molto calda versiamo un cucchiaio di semini e copriamo subito con un coperchio. Lasciamo chiuso fintanto che sentiamo scoppiettare e spegniamo la fiamma non appena la frequenza degli scoppiettii diminuisce (per non bruciarlo).
Voilat i pop corn di amaranto! Sono piccolissimi e dal profumo veramente gradevole.
Averne un barattolino già scoppiato a disposizione è un ottimo modo per aggiungerne velocemente un cucchiaio nella zuppa/minestra, nel muesli, ai risotti o altri cereali.
Un toccasana per i bambini!
E poi è veramente, ma veramente buono!
Interamente dedicato all’argomento questo 3D...

giovedì 5 marzo 2009

Pancake di lenticchie



Per la serie “esperimenti coi dosa”, ecco una specie di pancake, secondo consiglio ed inspirazione di Conci (i dettagli qui).
Ho macinato con il mulino un mix di lenticchie, fagioli con l’occhio e riso integrale (se non avete il mulino, per piccole quantità, va bene il macina caffè elettrico). Ho aggiunto acqua fino ad ottenere una pastella densa, un cucchiaino di bicarbonato e lasciato riposare qualche ora in frigo.
Come suggerito da Conci, il riposo ed il bicarbonato fanno “lievitare” leggermente la pastella, che risulta schiumosa.
Una mestolata di pastella su padella antiaderente unta e ben calda, poi lasciare cuocere fino a che i bordi non si sollevano leggermente da soli. A questo punto è possibile infilare una spatola in legno o silicone sotto il pancake, per staccarlo bene e girarlo (anche al volo!).
Ultimata la cottura mi sono trovata con una frittella più spessa e soffice rispetto ai dosa (sia per la macinazione fine, sia per il bicarbonato credo), veramente somigliante ad un pancake!
Sale e spezie vanno messe a piacere, l’unico consiglio che mi sento di dare è quello di preparare una salsina cremosa, che ne so, al tahin, allo yogurt ed erbette, ai funghi con la panna, al pomodoro piccante...
Quello che volete, l’importante è accompagnare questa delizia ricca di proteine e minerali con un sugo che ne compensi leggermente la consistenza asciutta.

giovedì 26 febbraio 2009

Melanzane crude fermentate




Questa ricetta non è mia, ma la trovate qui. Robo è l’asso delle verdure fermentate (ed anche dei germogli!), ma la “paternità” della ricetta dovrebbe essere di Susi. Comunque, il punto è che le melanzane fatte così sono deliziose!
Un eccellente antipasto, veloci da fare e dovrebbero conservarsi qualche tempo se ben coperte d’olio.

domenica 22 febbraio 2009

Insalata di rucola e cavolo viola


I colori di questa insalatina sono una gioia!
Ho tagliato a striscioline sottili un pezzo di cavolo viola (avanzato da un risotto), magnifico ortaggio invernale!
Poi ho unito un mazzetto di rucola (la prima di quest’anno!) tagliato altrettanto fine.
Condito con un cucchiaio di olio extra vergine di oliva, due cucchiai di mandorle tritate e due cucchiai di lievito alimentare in scaglie (che essendo molto saporito mi consente di omettere il sale).
Il sapore dei due si sposa alla perfezione (almeno per me), a rappresentare ottimamente il tempo ancora gelido, ma con “aria” di primavera in arrivo di questo periodo!